Home | Come piantare la canapa in casa (legalmente)
Ebbene sì, la coltivazione casalinga della cannabis non è esclusiva di loschi figuri appostati ai lati dei marciapiedi. Al contrario, piantare la canapa in casa può essere interessante per chi soffre di ansia, dolori cronici, insonnia. A patto di rimanere entro certi paletti, ovvio.
Indice Argomenti
- 1 Come posso piantare la canapa in modo legale in Italia?
- 2 Le differenze tra semi di canapa autofiorenti e femminizzati
- 3 Di quante ore di luce ha bisogno la canapa
- 4 Quale terriccio usare
- 5 Come concimare
- 6 Quanto innaffiare le piante
- 7 Coltivare indoor o outdoor?
- 8 Come coltivare la canapa in casa
- 9 Quali sono le varietà migliori per i climi italiani
- 10 Quando raccogliere la cannabis?
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Come posso piantare la canapa in modo legale in Italia?
L’argomento è complesso e le cose sono in continuo mutamento, tienilo bene a mente. Inoltre, bisogna fare una distinzione tra coltivazione professionale e coltivazione domestica. Nel primo caso, servono un buon numero di permessi e ti conviene rivolgerti a un legale. Nel secondo caso, invece, le cose sono molte più semplici.
A grandi linee, il Italia è legale piantare canapa per uso medico in piccoli quantitativi. Entro certi limiti, puoi coltivare anche quella per uso ricreativo senza finire nei guai.
Ecco a cosa devi prestare attenzione.
Infiorescenze contenenti meno dello 0,5% di THC
La cannabis contiene una serie di principi attivi, ma i principali sono il THC e il CBD.
Il CBD è la sostanza più importante in ambito medico, dato che ha effetti antidepressivi e ansiolitici. Secondo alcuni studi potrebbe agire addirittura contro le cellule tumorali; le ricerche sono in corso, però.
Il THC è la sostanza psicotropa che provoca lo sballo, un po’ come fa l’etanolo negli alcolici. Proprio come gli alcolici, anche le piante di cannabis possono contenere più o meno principio attivo e agire in maniera più o meno importante sul cervello. La Godfather OG, con il suo 34% di THC, è l’equivalente della vodka polacca Spyritus Rektyfikowany, che ha una gradazione di 96°.
In Italia è legale solo la cannabis light, che è un po’ l’equivalente di una radler: la cannabis di questo tipo contiene tanto CBD ma poco THC, quindi l’effetto psicotropo è pressapoco nullo. In particolare, le infiorescenze possono contenere massimo lo 0,5% di THC.
Uso di semi certificati
La coltivazione della cannabis light è legale solo a partire da semi certificati dall’Unione Europea; la lista viene aggiornata ogni anno. Se usi semi certificati a scopo personale, non ci sono problemi. L’importante è che tu tenga da parte per un anno il cartellino allegato e la ricevuta d’acquisto.
Il problema con questa regola è che le infiorescenze in questione, che contengono massimo lo 0,2% di THC, sono anche abbastanza povere di CBD. Si tratta di varietà con proprietà soprattutto industriale ed ecologico, dato che la canapa viene usata per le fibre tessili e assorbe enormi quantità di CO2.
Niente talee
Quando usi semi certificati, non puoi ricavare talee dalle piante coltivate.
Coltivazione limitata e non industriale
C’è spazio di manovra per piante non certificate? Diciamo che si collocano in un’area grigia: in Italia, coltivare cannabis per uso personale non è un reato penale ma non è nemmeno legale. Ciò significa che non rischi la galera, il che non è male, ma puoi comunque incorrere in sanzioni amministrative.
Esaminando le sentenze della Cassazione, i limiti sono:
- la coltivazione casalinga delle piantine, senza macchinari che facciano pensare a un’attività professionale non autorizzata;
- l’assenza di prodotti per il confezionamento che facciano pensare a un’attività di spaccio;
- la presenza di massimo 500 mg di principio attivo;
- la presenza di poche piantine. A seconda della sentenza, “poche” può significare 3 piantine o 11 piantine. Quest’ultima sentenza è stata però un caso limite.
Se vieni sorpreso con piantine non autorizzate in casa, puoi incorrere nella sospensione temporanea della patente e del passaporto. La lunghezza della sospensione dipende anche dalla gravità dell’illecito.
Ti sconsigliamo vivamente di tenere una piantagione di Godfather OG nell’orto, insomma.
Le differenze tra semi di canapa autofiorenti e femminizzati
Messi i puntini sulle “i”, non ti resta che scegliere i semi di canapa da piantare. Le opzioni sono tre:
- autofiorenti;
- femminizzati;
La differenza tra semi femminizzati e semi regolari riguarda il sesso della pianta. La pianta di cannabis, infatti, può essere maschio o femmina: i maschi producono tante piccole sacche di polline; le femmine producono infiorescenze a calice ricche di resina. Le piante maschili contengono molto meno CBD e THC delle femmine, quindi le coltiva solo chi vuole creare incroci.
I semi regolari possono essere sia maschili sia femminili; per scoprirlo, bisogna aspettare la fioritura. I semi femminizzati, invece, sono semi selezionati per essere al 99% femminili.
Le differenze tra semi autofiorenti e semi femminizzati riguarda le modalità di coltivazione e di sviluppo, invece.
- Le piante da semi femminizzati hanno bisogno di cambi di illuminazione per fiorire. Le autofiorenti fioriscono in automatico, indipendentemente dalle ore di luce e dalla temperatura.
- Le autofiorenti sono in media più piccole delle femminizzate.
- Le piante da semi femminizzati sono più produttive, anche grazie alle dimensioni maggiori.
- Le autofiorenti contengono in media più CBD e meno THC, quindi sono più adatte alla coltivazione per fini medici.
- Le piante autofiorenti completano il proprio ciclo in meno tempo, rispetto alle femminizzate.
- Da una pianta da seme femminizzato puoi ottenere diverse talee, cosa difficile da fare con le autofiorenti.
Considerando che parliamo pur sempre di coltivazione domestica legale, i semi autofiorenti sono l’alternativa migliore. Le loro piante:
- sono facili da coltivare;
- occupano poco spazio;
- contengono alti livelli di CBD.
Di quante ore di luce ha bisogno la canapa
Che tu scelga semi femminizzati o autofiorenti, ricorda che la tua pianta avrà bisogno di minimo 6 ore di luce diretta per crescere in salute. Volendo una piantina di cannabis può sopravvivere con altrettante ore di luce diretta, ma sarà piccolina e soggetta a malattie.
Le 6 ore di luce sono il minimo per riuscire a raccogliere qualcosa, anche se non di qualità eccelsa. Per raggiungere il massimo dello sviluppo e produrre cime di buona qualità, però, la canapa ha bisogno di almeno 10-12 ore di luce diretta al giorno; alcuni coltivatori optano addirittura per 18 ore di luce diretta e 6 ore di buio.
Il ciclo di illuminazione
Le piante autofiorenti fioriscono entro un certo lasso di tempo, senza bisogno di cambiare l’illuminazione. Lo sviluppo delle piante femminizzate, invece, segue un ciclo ben preciso.
Nelle prime fasi dello sviluppo, le piante femminizzate hanno bisogno di lunghi periodi di luce diretta; si va dalle 12 alle 18 ore, a seconda delle possibilità. Una volta che la pianta ha sviluppato fusto e foglie, si stimola la fioritura riducendo le ore di luce in modo graduale. Man mano che la luce diretta diminuisce, la pianta inizia a formare le cime e a fiorire.
Se hai piantato la canapa in casa, è abbastanza facile controllare il fotoperiodo: basta programmare le lampade di conseguenza. Se invece hai piantato la canapa in balcone o in giardino, devi fare affidamento sul ciclo naturale delle stagioni. Per questa ragione, la cannabis andrebbe piantata outdoor in primavera, quando le giornate si stanno allungando; in questo modo inizierà a fiorire dopo il solstizio d’estate, quando le giornate si accorceranno.
Quale terriccio usare
La canapa ha bisogno di un terriccio con le seguenti caratteristiche.
- pH compreso tra 6 e 7, quindi tra il leggermente acido e il neutro. Un pH troppo basso o troppo alto ostacola l’assorbimento delle sostanze nutritive, con conseguenze negative sullo sviluppo della pianta e sulla sua resistenza alle malattie.
- Leggero, per favorire lo sviluppo e l’ossigenazione dell’apparato radicale.
- Ottime capacità drenanti, per ridurre il rischio di ristagni idrici.
- In grado di trattenere l’umidità necessaria per lo sviluppo della pianta.
- Ricco di sostanze nutrienti.
Posso usare il terriccio universale per la canapa?
Puoi usare un buon terriccio universale, a patto che abbia tutte le caratteristiche viste sopra. Per ottenere la consistenza giusta, aggiungivi circa il 30% di fibra di cocco o il 15% di perlite: otterrai un terriccio ricco ma leggero, in grado di trattenere l’umidità senza formare ristagni idrici.
Come concimare
La canapa va concimata in modo diverso a seconda della fase dello sviluppo.
- Metà fase vegetativa (dalla 3a alla 6a settimana). La pianta ha bisogno di azoto, per lo sviluppo di fusto, foglie, apparato radicale.
- Fine della fase vegetativa (dalla 6a alla 8a settimana). Si riduce l’apporto di azoto, introducendo pari quantità di fosforo e potassio.
- Fioritura. Si favorisce il potassio, seguito dal fosforo e infine dall’azoto. Fondamentale anche il calcio, spesso trascurato.
Per ciascuna di queste fasi, esistono concimi specifici da mischiare all’acqua o da spargere sul terriccio. Ti consigliamo di seguire le istruzioni alla lettera e di evitare i concimi generici: purtroppo, è difficile che siano adatti alla concimazione della canapa.
A quali concimi prestare attenzione
La cannabis tollera poco gli sbalzi di pH, evita quindi qualsiasi concime influisca su di esso. Ad esempio, i fondi di caffè abbassano il pH del terreno e sono quindi poco adatti a piante che preferiscono terricci neutri. Se decidi di usare i fondi di caffè, assicurati di mischiarli a qualcosa che alzi il pH, come la cenere di legna.
I concimi liquidi, come il tè di banane o il macerato di ortica, sono ottimi per la canapa. Usali sempre diluiti e solo ogni 2 settimane: un eccesso di potassio può essere dannoso quanto la sua carenza.
Infine, usa il compost soltanto se maturo: la presenza di materia organica non decomposta potrebbe bruciare le radici e stimolare la formazione di muffe.
Quanto innaffiare le piante
Nonostante temano i ristagni idrici, le piante di canapa hanno bisogno di molta acqua. In linea generale, la cannabis andrebbe innaffiata ogni 3 giorni, quando il terreno è asciutto in superficie. Se i 3 mm superficiali sono ancora umidi, meglio aspettare un giorno in più.
Quando innaffi, assicurati di distribuire l’acqua in tutto il vaso con un bel flusso a pioggia: concentrare il flusso sul fusto potrebbe danneggiare le radici e stimolare i ristagni. Nel dubbio, usa un innaffiatoio dotato di diffusore con fori fini e fitti.
Infine, presta sempre attenzione al pH e alla temperatura dell’acqua che usi: l’acqua dovrebbe avere un pH neutro e una temperatura di 20°C circa, così da favorire il corretto assorbimento dei nutrienti. Evita inoltre l’acqua del rubinetto, che potrebbe essere troppo ricca di calcare e ostacolare l’assorbimento del calcio. Piuttosto, lasciala riposare per 24 ore o filtrala con un’apposita caraffa.
Coltivare indoor o outdoor?
La scelta di piantare la canapa indoor o outdoor dipende dalla varietà scelta e dal clima.
Se il clima è caldo e hai tanta luce naturale a disposizione, puoi coltivare outdoor senza grossi problemi. Se però il tuo balcone o giardino è in mezzombra, ti conviene puntare sull’indoor e aiutarti con delle lampade per piante.
La coltivazione indoor ha il difetto di richiedere un minimo di strumentazione, come vedremo più avanti. In compenso, ti consente di piantare la canapa tutto l’anno indipendentemente da dove vivi. La coltivare outdoor è più economica in termini di strumentazione e di energia, ma è anche più soggetta ai capricci del tempo.
Come coltivare la canapa in casa
Se hai deciso di piantare la canapa in casa, devi creare un ambiente adatto allo sviluppo della pianta anche indoor. Ti servono quindi:
- lampade per piante, possibilmente con timer;
- una grow box, così da evitare la dispersione di luce e poter controllare la temperatura;
- ventole, dato che la canapa soffre i ristagni e l’eccesso di umidità;
- un termometro con igrometro incorporato, per misurare temperatura e umidità.
Dentro la grow box la temperatura dovrebbe rimanere tra i 20°C e i 30°C, con un’umidità massima del 70% nelle prime settimane della fase vegetativa. Man mano che si avvicina la fioritura, bisogna abbassare l’umidità fino al 40% e fino al 30%, nelle ultime settimane.
Per regolare l’umidità, aiutati con ventole e deumidificatori.
Quali sono le varietà migliori per i climi italiani
Se decidi di piantare la canapa outdoor, ti conviene scegliere delle varietà adatte al clima della tua zona.
Nel Sud Italia, crescono bene quasi tutte le varietà: le estati sono lunghe e calde, con giornate piene di sole. Nel Nord Italia e nelle zone collinari/montuose, invece, conviene scegliere varietà adatte ad estati brevi e a climi un po’ più freschi.
Vediamo quali sono.
- Tatanka Pure CBD, varietà medicinale che fiorisce nell’arco di 8 settimane.
- Joanne’s CBD, ricca di CBD e povera di THC, perfetta per estati miti e brevi. Fiorisce in 7-8 settimane.
- Royal CBDV Automatic, varietà che fiorisce in 8 settimane e tollera molto bene i climi un po’ più freddi.
- Cosmos F1, fiorisce in meno di 8 settimane e tollera bene sia i climi caldi sia i climi freschi.
- Sir Jack Auto CBD, pronta da raccogliere in 9 settimane dalla germinazione e ottima per le estati brevi.
Quando raccogliere la cannabis?
Le infiorescenze della canapa andrebbero raccolte al massimo del loro sviluppo, per mantenere tutte le loro proprietà. Per capire quando raccogliere, osserva questi indizi.
- Foglie che iniziano a ingiallire, dato che la pianta sta entrando nell’ultima fase della sua vita.
- Pistilli opachi e rossicci.
- Tricomi per il 70% bianchi e in piccola parte ambrati. Aiutati con una lente d’ingrandimento abbastanza potente.
Secondo alcuni coltivatori, una settimana prima della raccolta bisognerebbe lavare le radici della pianta. Non tutti condividono l’efficacia della tecnica, però.
Quel che è certo è che le infiorescenze vanno raccolte sempre quando la pianta è ancora viva, per evitare che il CBD e il THC degradino. Taglia via i rami interi e lasciali essiccare in un posto buio e asciutto.
Buona coltivazione e buona raccolta!