Il rafano è l’ingrediente principale di uno dei condimenti più amati della cucina giapponese, il wasabi. Se ne ami il sapore deciso, ti sarai già chiesto se non sia possibile piantarlo in vaso o nell’orto. Ci vuole un po’ di pazienza, ma la risposta è sì. Facciamo quindi un viaggio nella coltivazione e cura del rafano, detto anche barbaforte.
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Come si semina il rafano
Il rafano che ci interessa produce dei rizomi dal sapore deciso, ottimi da usare per preparare salse. Il problema è che non tutti le varietà di rafano hanno questa caratteristica. In generale, ricorda che il rafano da usare in cucina non produce semi, di solito; le varietà che si seminano spesso sono quelle usate per il sovescio o per allontanare i nematodi dal terreno.
Per far moltiplicare il rafano da mangiare, la cosa più semplice è piantare i rizomi che ci interessano tanto. Quando li raccogli per cucinarli, scegli delle sezioni dotate di almeno un paio di gemme e interrale. In primavera, le gemme si risveglieranno e daranno origine a nuove piantine. Puoi usare questo metodo anche con il rafano comprato dal fruttivendolo, purché non trattato.
L’altro metodo è la divisione dei cespi. Man mano che la pianta cresce, il rizoma centrale si ramifica e alcuni di questi rami producono piantine nuove. Quando raccogli il rafano, puoi staccare alcuni di questi rizomi e interrarli separatamente, affinché diventino piante indipendenti.
In entrambi i casi, la “semina” del rafano va eseguita a fine autunno.
Come prendersi cura del rafano
Il rafano è una pianta poco esigente e resistente. Essendo perenne, non hai bisogno di “seminarlo” ogni anno e in inverno basta un po’ di pacciamatura. Il fattore davvero importante è il terreno: come altre piante con un apparato radicale molto sviluppato, non ama i terreni argillosi.
Per coltivare il rafano, scegli sempre terreni sciolti e ben lavorati: prima di interrare i rizomi, rompi per bene le zolle e ammorbidisci il terriccio. Approfittane anche per arricchire il terreno con del buon humus o del compost ben maturo. Anche se il rafano si adatta senza problemi ai terreni poco fertili, preferisce i terreni ricchi di materia organica.
Dopo aver interrato i rizomi, copri il terreno con uno strato di pacciamatura: servirà a tenere le radici al caldo in inverno e proteggerà il rafano dalle infestanti. Le erbacce sono infatti uno dei pochi nemici della barbaforte, insieme alla siccità.
In inverno, è probabile che dovrai innaffiare poco o niente, dato che il clima è già di per sé umido. Assicurati però che il terreno del rafano sia sempre umido: la siccità rende le radici fibrose.
Quando raccoglierlo
In autunno, il rafano entra in una fase di riposo vegetativo ed è possibile iniziare a raccoglierlo. Puoi raccogliere il rafano da settembre a marzo, quando il riposo vegetativo finisce. Dato che la radice si conserva pochi giorni in frigo, ti consigliamo di usare la raccolta scalare così da averla sempre a disposizione.
Per raccogliere il rafano devi scavare con delicatezza intorno alla pianta, per scoprire le radici. Se sono lunghe almeno tra i 15 e i 30 cm, puoi rimuovere con delicatezza la pianta dal terreno e tagliare via i rizomi più grossi. Per avere tante altre piante nell’anno che viene, ricorda di interrare nuovamente parte dei rizomi, di solito quelli un po’ più piccoli.
Affinché le radici di rafano diventino abbastanza grandi da poterle raccogliere, servono circa 2 o 3 anni. Nel frattempo, le piante ti aiuteranno a combattere i temibili nematodi, parassiti estremamente pericolosi per le altre piante dell’orto.
In teoria, puoi provare a coltivare il rafano anche in vaso. Il problema è che le radici hanno bisogno di tanto spazio per diventare grosse e succulente: molto meglio farle crescere in piena terra. Non possiedi uno spazio verde tutto tuo? Prendi in affitto uno dei nostri spazi verdi: Orti a Tutto Gas ti aspetta in provincia di Novara!